Una settimana per farsi conoscere in tutto il mondo, per informare e far degustare, per allargare i confini della conoscenza attraverso la condivisione della conoscenza, dalle tradizioni millenarie alla degustazione. Tutto ciò è avvenuto in  200 mq  dedicati al  Molise all’Expo 2015. Suggestiva l’entrata per accedere allo stand, percorrendo la riproduzione di un antico selciato che conduceva all’attraversamento simbolico di una soglia rappresentata dalla Porta Bovianum di Altilia; il ‘cammino’ proseguiva su una raffigurazione del Decumano, sempre di Altilia. Entrati, si restava colpiti dal modello in terracotta di una biga, con cavalli al galoppo  ed auriga, ritrovato in una sepoltura ad Ururi in provincia di Campobasso. Un reperto archeologico risalente tra il IV e il VI sec. a.C. Il cavallo quale compagno di viaggio terreno dell’uomo, la biga il mezzo per l’ultimo viaggio nel mondo ultraterreno. (Sarà poi esposto all’interno della mostra ‘Sono figlio della Terra e del Cielo stellato. Cibo per il corpo, cibo per lo spirito presso i Sanniti’, attualmente al Museo Sannitico di Campobasso, fino al 31 ottobre).
Spazi dedicati ad inserti audiovisivi sulle tradizioni, sulla Transumanza , sui Sanniti. Immagini che raccontano tradizioni millenarie come la Ndocciata, le campane della fonderia di Agnone, la creazione delle  zampogne di Scapoli. I coltelli di Frosolone e luoghi archeologici come Sepino e Pietrabbondante.
Dalla conoscenza temporale si passava a quella enogastronomica, con prodotti unici e genuini. Al tema “Nutrire il pianeta” il Molise ha offerto un ventaglio di materie prime e cibi biologici a impatto zero, coltivati e prodotti seguendo gli antichi metodi di lavorazione. Nel percorso è stato  possibile scoprire anche  le risorse del territorio come l’acqua delle sorgenti del Matese , i prodotti tipici quali il tartufo, la Tintilia, la pasta, l’olio, il caciocavallo, il pomodoro di Montagano, la pampanella di San Martino.
 “A differenza della cucina degli antichi Romani non abbiamo ricettari o trattati che raccontano le ricette dei sanniti, ma sappiamo, grazie a rinvenimenti come quelli di Ururi, quali ingredienti non mancavano sulle loro tavole”, ha spiegato l’archeologa Alessandra Capocefalo, che ha accompagnato i visitatori di Expo insieme alla collega e docente di Archeologia classica presso l’Università degli Studi del Molise, Alessia Guidi. “Ci sono cereali e vino, che rimandano al ciclo della morte e resurrezione del defunto, in continuità col mito di Demetra/Kore-Proserpina e quello di Dioniso – ha proseguito Capocefalo -. Ma anche le fave, attraverso il cui gambo si pensava che le anime dei morti raggiungessero l’aldilà , e che per i pitagorici erano un tabù, poiché cibo dei morti per eccellenza; e le uova, che richiamano l’uovo d’argento dal quale è nato il Cosmo, secondo le dottrine orfiche. E’ emozionante sapere che, ancora oggi, sulle tavole molisane mangiamo il cibo che mangiavano i Sanniti”.(ANSA)
Sette giorni da non dimenticare dove il Molise, piccola regione del centro Sud, ha sfoggiato ciò che di meglio ha da offrire certa che la semina darà buoni frutti.
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